martedì 10 febbraio 2009

Per Eluana II

Ieri sera rientro un po’ tardi (19.45) e con un bel mal di testa, ultimo colpo di coda dell’annuale influenza. Mangio qualcosa e poi mi metto a leggere il giornale. Mi colpisce subito la pubblicità in prima pagina del libro Eluana. La libertà e la vita scritto dal padre con una giornalista: mi fa pensare ad un’instant book di pessimo gusto, soprattutto per la scelta dell’instant, ovvero del momento. Non accendo la radio, perché il Gr delle 19.30 è già finito (la tele non ce l’ho). Alle 20.16 una adolescente mi fa uno squillo, abbastanza prolungato; non so perché, non li capisco mai troppo gli squilli al cellulare. Poco dopo mi chiama un altro adolescente: “Don ti ricordi che dovevo fare un articolo su Eluana per il giornalino dell’oratorio? Eluana è morta. Ora cosa faccio?” “Fallo lo stesso, venerdì alla riunione lo guardiamo insieme”. Eluana è morta. Potrei aprire internet e cercare notizie ma non lo faccio. Avevano detto che fino a giovedì non sarebbe successo niente ma siamo sempre impreparati alla morte, anche quando cerchiamo di addomesticarla.

Eluana è morta un po’ troppo sola. Il padre era a Lecco, per presentarsi oggi in tribunale; l’anestesista volontario che eseguiva il protocollo deciso è stato accompagnato in ospedale alla notizia della crisi cardio-respiratoria, ma ha solo potuto constatare il decesso; la madre è rimasta lontana, in un silenzio che dura da anni. Le sue suorine l’hanno vegliata da lontano.

Eluana è morta, ma qualcuno dice che era già morta 17 anni fa. Non so come fanno a dirlo… Eluana respirava, dormiva e si svegliava, tossiva, apriva e chiudeva gli occhi. Certo, non mangiava e non beveva da sola, come i bambini appena nati.

Eluana in questi mesi è diventata quasi una di casa, perché la sua vicenda è stata volutamente esposta alla pubblica attenzione. Esposta tuttavia in un modo strano: le sue foto da ragazza hanno invaso tutti i media, la sua immagine da malata, a differenza del caso di Terry Schiavo negli Usa, ci è invece stata nascosta, forse come un qualcosa di cui vergognarsi. La malattia, la disabilità sta tornando in questa direzione, sono nuovamente qualcosa da nascondere, qualcosa che rende indegna la vita, forse addirittura una colpa: “Ha peccato lui o i suoi genitori?”. “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”. T. S. Eliot già nel 1934 scriveva che la nostra è una società “che avanza, progressivamente all’indietro”.

E poi, come se niente fosse, mezz’ora dopo, tutti a guardare il Grande Fratello, vero simbolo dello stordimento collettivo che consapevolmente spesso scegliamo: una casa chiusa, che ci protegga dalla realtà (ancora Eliot: “il genere umano non può sopportare troppo a lungo la realtà”) dove un gruppo di uomini e donne rigorosamente giovani, belli sani e ammiccanti si abbandonano ai più tradizionali rimedi contro la fatica del vivere (sesso, violenza e sostanze – alcool), facendoci credere che la verità non è da cercarsi a fatica in noi, ma nell’immagine abbagliante che riusciamo a dare agli altri.

P. S. Eluana aveva la mia stessa età; nel 1992, l'anno del suo incidente, ella frequentava Lingue in Cattolica, io facevo Filosofia. Forse ci siamo incrociati nei chiostri dell'Alma mater. E forse ci incroceremo ancora.

3 commenti:

  1. Lasciando perdere tutte le polemiche e la strumentalizzazione creata attorno a questo "caso" (ma quanti altri ce ne sono?), preghiamo per Eluana, che ora è entrata in Paradiso, nelle braccia del Padre.
    Antonella

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  2. C’è qualcosa di edificante che ultimamente faccio la domenica mattina… partecipare alla santa Messa che viene celebrata presso l’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone. È un momento forte in cui riorganizzo l’ordine del valore che dò alle cose. In particolare alla vita. Prende subito il primo posto! La vita è il dono più bello ed è sacro. Non lo dico per sottolineare una frase fatta, credo veramente che Dio ci ha dato la cosa più grande e misteriosa: uno spazio in cui scoprire che siamo amati da Lui, che ha scelto di Essere uno tra noi! Questo anche se siamo storpi e “diversamente abili”. Anzi forse è evidente che siamo voluti bene proprio perché siamo fragili... ed è per questo che è stato veramente doloroso quello che è successo a Eluana, ed è per questo che la preghiera è stata intensa e continua ad esserlo per le gravi conseguenze che un gesto così può avere sul modo di vivere di chi si lascia prendere dalla distrazione. Stiamo attaccati alla Verità, stiamo attaccati a Cristo e alla sua Chiesa! Grazie don che ci sei.

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  3. Anch'io l'altra sera ho appreso improvvisamente e con grande dolore della morte di Eluana. Una vita la sua di grande sofferenza e ma sicuramente una vita. Ho potuto accompagnare mio padre nei due giorni di coma che ha vissuto prima di abbandonarsi dalle nostre braccia (mie e di mio fratello)alle braccia del Padre. Due giorni non sono nulla contro i 17 anni di Eluana ma mi sono bastati per poter dire che sicuramente mio papà soffriva ma sentiva le nostre parole, le nostre carezze, le nostre lacrime. La vita è un dono grande anche nella morte.Marta

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