lunedì 8 febbraio 2010

Ieri alla Stazione Termini

Questo modo di ritrovarsi si chiama Flash Mob: vuol dire mobilitazione improvvisa di una folla che si mette a fare qualcosa di strano in un luogo pubblico. Devo dire che questi l'hanno fatto con un certo gusto e con notevole preparazione.

domenica 7 febbraio 2010

Il mondo in una domenica

Mattina
Sveglia tranquilla, anche in conseguenza di una notte un po' problematica. Colazione, ultimi ritocchi alla predica, poi scendo in chiesa. Arrivano pian piano i chierichetti: tra loro c'è anche Alessandra, figlia di genitori cingalesi; anche sua sorella per tanti anni ha servito l'altare con dedizione e puntualità. Rimango sempre colpito dalla compostezza con la quale la loro nonna viene a ricevere la comunione.

Mezzogiorno
Sono alla mensa dei poveri delle suore francescane di via Ponzio con un gruppo di giovani. Ci sono volti di ogni parte del mondo; mangio a tavola con un nero francofono (ivoriense?), una donna equadoregna e un giovane moldavo che è da quattro anni a Milano e parla benissimo l'italiano; mi raccontano delle loro difficili vite.

Pomeriggio
Mi reco a SS. Nome per aprire l'oratorio; Ester è già lì che mi aspetta. E' una giovane mamma croata che insieme al marito italiano e ad un'altra coppia ha dato vita ad un'iniziativa per i bambini da 0 a 3 anni. In un successivo spostamento tra San Martino e SS. Nome incontro Jenny, una ragazza di origini filippine che viene al nostro doposcuola dell'oratorio; è ai giardinetti del parco con un gruppo di amiche connazionali: la chiamo, si avvicina. A dire il vero, della sua età, 13 anni, c'è solo un'altra ragazza: le altre sono tutte più piccole compresi bambini di 6, 4 e 2 anni. Mi colpisce che bimbi così piccoli siano affidati alla custodia di ragazze poco più grandi di loro, ma non è la prima volta che noto questa modalità di uso del tempo libero di bambini e ragazzi asiatici. Le ragazze più grandi sembrano comunque molto coscienziose. Vado in oratorio: quando è quasi ormai ora di chiudere arriva Mohamed, che ora fa la prima media nella scuola italo-egiziana di via Ventura. La sua educazione e la pacatezza del tono della sua voce fanno da contrasto con un temperamento capace di entusiasmo e vigore, specialmente quando si dedica allo sport. Gli altri stanno giocando a ping pong, ma lui non è capace, allora mi sfida a calcetto; facciamo tre partite e le vinco tutte. Sono le 19, è ora di chiudere: sul quartiere è calato un nebbione d'altri tempi, cosa che rende il mio rientro a casa in moto quasi un'odissea.

PS: i nomi sono fittizi ma le storie sono tutte vere.

lunedì 1 febbraio 2010

Sul tetto, come i Beatles

Oh, ragazzi, questi suonano!