mercoledì 17 novembre 2010

Diario di un curato (ambrosiano) di città

PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

Sabato 18.45 Ho appena terminato la Messa vigiliare della prima domenica di Avvento. Abbiamo acceso la prima delle sei candele che scandiranno il nostro cammino verso il Natale. Mi affretto a tornare in oratorio dove ho convocato prima di cena un gruppo di ragazzi coi quali voglio parlare; voglio prendere spunto dal fatto che oggi inizia il nuovo anno liturgico per invitarli a ripartire in un anno che non è iniziato nel migliore dei modi: ho trovato un riferimento ad un telefilm e una citazione dai Quattro Quartetti di T. S. Eliot che mi sembrano interessanti. I ragazzi ci sono, hanno risposto all’invito.

Ore 19.30 La riunione è finita ma non è andata come speravo. Forse ho parlato troppo e non ho lasciato loro il tempo per esprimersi, forse qualcuno di loro sta vivendo delle trasformazioni importanti che hanno bisogno di tempo per compiersi. Comunque non sono contento e ci siamo lasciati con una certa tensione. Per fortuna in chiesa stasera c’è un concerto di musica barocca, con autori tra i miei prediletti.

Ore 22.45 Il concerto è stato bello ma non è bastato a cancellare i miei turbamenti; accendo il cellulare trovo un messaggio di una ragazza che mi conferma il suo disagio rispetto all’incontro preserale; però poi mi saluta con gentilezza e questo aiuta. Mi appresto al riposo, che prevedo un po’ agitato.

Domenica ore 8.45 Mi sono svegliato abbastanza presto, ancora con un certo malessere diffuso, mi sono preparato per bene (la domenica provo ad essere un po' più presentabile del solito, mi sembra che il popolo cristiano abbia diritto a ciò) ho fatto colazione, ho detto le lodi, con in mente ancora la riunione storta di ieri. Ora scendo in oratorio per il ritiro dei bambini di quarta elementare, quelli della prima Comunione.

Mi imbatto subito in S., che sta entrando con la sua inseparabile amica G.; appena mi vede ha una reazione strana, che non riesco ad interpretare. Entro in segreteria e le due amiche mi seguono; S. ha qualcosa in mano: è un regalo per me. Penso che sia per i miei 5 anni di sacerdozio e invece è per il Natale, con un po' di anticipo; leggo l’informazione sul biglietto di accompagnamento e mentre la ringrazio si avvicina, come per abbracciarmi, ma poi semplicemente appoggia per qualche momento la testa di lato alla mia persona con un gesto che mi stupisce e che riconosco ricco di quella purezza e naturalezza così propria dei bambini e così rara, benché non impossibile, nei grandi.

Il regalo è un angelo che suona la cetra e porta una candela: vedo in questo dono una vera grazia e chiedo a Dio che la voce dei suoi angeli e che la luce della sua parola possano guidare il nostro cammino verso Betlemme.

2 commenti:

  1. ...che bello...
    il dono che arriva quando non lo si aspetta ma che fa capire che si è un po' importanti per gli altri.....
    bravi ragazzi!
    grazie don.

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  2. Davvero bellissimo... poetico...mi sa ke ho capito ki sono le ragazze..

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