giovedì 27 maggio 2010

web 2.0: aveva ragione T. S. Eliot?

Sul sempre interessante inserto domenicale del Sole24ore, gentilmente passatomi con regolarità da Marta, leggo una acuta riflessione nella rubrica cultweb. In essa si sostiene che le nuove forme di aggregazioni di informazioni come i social network stanno riportando nel nostro modo di ragionare un'idea di linearità, dopo l'era della dispersione dell'ipertesto. Cito direttamente:

"Stefan Balázs sostiene sulla rivista telematica tedesca Telepolis che il web 2.0 marchi il ritorno alla linearità: blog, twitter o facebook rilancerebbero un'organizzazione dei contenuti vicina a quella dei “vecchi” media, come il libro, la radio o il film, incanalando la complessità e la dispersività delle narrazioni ipertestuali. Certo non si torna indietro, nulla vieta di riprendere a surfare saltabeccando da un link all'altro: ma questi formati introdurrebbero almeno una parvenza rassicurante di ordine ai fili comunque sempre più frammentati del pensiero".

L'osservazione mi sembra pertinente e tuttavia trovo una differenza tra libro e web 2.0: la linearità c'è, ma il senso mi sembra inverso. Quando leggiamo un libro partiamo dall'inizio, ovvero da ciò che è più antico e andiamo verso la fine, ovvero ciò che è più recente; quando leggiamo un blog o le notifiche di un social network partiamo sempre dalla fine, dal più recente, e solo se abbiamo voglia e/o tempo risaliamo all'indietro. Con un effetto un po' paradossale, ovvero che cose anche molto recenti ci sembrano superate e da dimenticare, incalzate dalle nuove updates. Il paradosso è che oggi è molto facile conservare dati e memorie (volumi interi stanno su una chiavetta USB) ma queste memorie non ci interessano in fondo più. Avanziamo col passo del gambero, recuperando del passato solo il minimo indispensabile, tutti protesi a cogliere l'attimo, il moderno, la moda. Aveva forse ragione Eliot quando diceva che la nostra è "una età che avanza all'indietro, progressivamente"?

1 commento: