domenica 9 agosto 2009

Diario di un curato di città - Domenica d'agosto, mattina

ore 7.00 : Sveglia movimentata. Suona un allarme insistente. Mi alzo temendo che sia qualcosa di nostra pertinenza, invece è probabilmente nelle case nuove. Gli operai dell'AEM sono già al lavoro e hanno tolto la luce alla via, come preannunciato: forse diremo messa senza corrente. Decido di leggere un po' il libro che ho iniziato (La Traversata di Milano, di Maurizio Cucchi) e mi capitano proprio le pagine su Lambrate, con giudizi non del tutto lusinghieri: "clima aspro e un po' chiuso" (p. 89). Alle 8.30 le luci si riaccendono: la Messa è salva.

ore 9.00: Scendo ad aprire la chiesa. Fuori staziona già una giovane zingara, che non conosco. Inizio a preparare ciò che serve alla celebrazione dell'eucaristia; oggi le letture sono tutte centrate sul valore del tempio, e così mentre sistemo le mie piccole cose mi immedesimo con la descrizione della prima lettura, nella quale Salomone, terminata la costruzione del tempio, predispone una solenne liturgia per portare nel Santo dei Santi l'Arca dell'alleanza. Esco dalla sacrestia e in chiesa trovo due persone: l'amico non vedente e la zingara, seduti a poca distanza nelle prime panche; sospendo i preparativi e mi metto un po' pregare, vigilando. Suonano le campane, chiamano per la Messa. Arrivano altre persone, la zingara esce. Mi avvicino all'amico cieco e gli dico: "Ciao, benvenuto. Prima eravamo in chiesa solo io, te e una zingara". "Lo so, è lei che mi ha aiutato ad entrare".

ore10.00: Inizia la Santa Messa, con ben tre chierichetti, mini coro (4 persone) e organista. La celebrazione è dignitosa e ordinata. C'è anche qualche bambino e bambina e una significativa presenza di famiglie di extracomunitari. Pochi di loro vanno in vacanza... Dopo la Messa porto i ragazzi a fare un giro nei cortili dell'oratorio, dove sono iniziati i lavori, poi mi fermo con i più grandi per mostrar loro delle fotografie degli anni novanta che sono saltate fuori nei repulisti. Si lanciano in amarcord e identificazioni alle quali non posso contibuire, perchè la mia presenza tra loro è troppo recente. Li saluto e salgo a mangiare un boccone pensando che sono contento di appartenere ad una storia che mi precede e che mi seguirà... Come diceva il mio rettore del seminario: "Noi siamo sempre secondi e penultimi".

1 commento:

  1. Ciao Don Paolo,
    dove scrivi:"Arrivano altre persone, la zingara esce. Mi avvicino all'amico cieco e gli dico: "Ciao, benvenuto. Prima eravamo in chiesa solo io, te e una zingara". "Lo so, è lei che mi ha aiutato ad entrare"."...questa cosa mi fa riflettere...grazie!
    Rosy

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