lunedì 27 aprile 2009

Bere per sballare - Contro il Botellon

"Vetri, escrementi, bottiglie di plastica, altri vetri. Nell' aria l'odore acido di urina. Piazza Leonardo da Vinci, il giorno dopo il «botellon», la grande festa con sbronza collettiva non autorizzata, è devastata. Alle 6.30 i giovani lasciano il campo e arrivano i mezzi dell' Amsa: ma alle 20, dopo un lavoro estenuante (sette mezzi mobilitati, decine di uomini in azione), le ferite della notte brava sono ancora bene evidenti nella piazza storica".
Così scriveva il Corriere il 6 aprile scorso.
E ancora, venerdì:
"Non bevono per piacere ma perché è il modo più economico e facile di raggiungere lo scopo. Lo sballo, l'ebbrezza. Lo stesso meccanismo che li sospinge verso la droga. Col vantaggio che l'alcool è fra le sostanze psicoattive la meno costosa. I giovani non conoscono il gusto. Infatti prendono di tutto: aperitivi, birra, vino, cocktail. Senza distinzioni"
Non conoscono il gusto.
Per me basterebbe questa affermazione per mandare a stendere il botellon e tutta la sua filosofia.
Il nome tra l'altro sembra derivi dall'usanza di portare da casa bottiglie da 2 litri di bevande gasate utilizzate come recipienti per miscugli quale il calimocho, ovvero vino da cartone mescolato a cola.
No, dico: vino da cartone mescolato a cola in una bottiglia di plastica. Non riesco a pensare niente di più lontano dal bere con gusto. E che lo facciano gli spagnoli, abituati alla sangria (ovvero l'aggiunta della frutta per rendere bevibile vino scadente), passi; ma che lo facciano i giovani della nazione con i vini migliori del mondo, mi fa tristezza.
Al vino bisogna portare rispetto.
La plastica non è rispetto.
La sbronza (che oggi più elegantemete si chiama binge drinking, e rivendica valore sociale: "Basta con i locali da 25 € a consumazione...") non è rispetto.
Né per il vino, né per chi lo beve.

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